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TIPS_Per una geometria della Nonviolenza

Aggiornamento: 19 nov 2021



Il Mandala è uno “psico-cosmogramma’’:il cosmo riprodotto come fosse una circonferenza dotata al suo interno di figure geometriche che prendono forma grazie all’intreccio di corde e fili colorati.


Serve, in soldoni, a ritrovare l’unità della coscienza. Ho detto niente…


Letteralmente, in sanscrito, significa “Cerchio sacro”. È un archetipo che nasce dall’anima umana ed esiste da sempre, compare in ogni cultura, in diversi tempi e spazi. Lo si ritrova soprattutto nel buddismo e nell’induismo, anche se con molte differenze.


Possiamo scovare figure mandaliche nei rosoni delle chiese, nei giardini, nelle piazze, come anche nei siti archeologici e in agricoltura. Usiamo la forma del cerchio nelle danze popolari, nel girotondo dei bambini e questo significa che l’uomo ha bisogno del Mandala per esprimere concetti molto profondi come la centratura, la cooperazione, l’unione.

È per noi il linguaggio non verbale e nonviolento per eccellenza.


Il Mandala è anche un progetto, un work in progress per costruire legami, relazioni e strutturare un dialogo, in primis con sé stessi: produce effetti rilassanti, riduce l’ansia, rinforza la concentrazione, la memoria, la pazienza e valorizza “il Presente”: l’unico vero generatore di opportunità e di spazi di futuro.


Nel mio lavoro di professionista della Nonviolenza ho notato che, a prescindere dall’età dei miei interlocutori (alunni, famiglie, insegnanti), il vero problema era accettare quelle dinamiche ricorrenti che regolano la nostra esistenza: accettare la diversità, un litigio, crescere, invecchiare. Che lo vogliamo o no queste situazioni regolano la nostra vita e cercare di opporvici o di controllarle aumenta la nostra sofferenza.


Realizzando un Mandala costruiamo quella che noi di chiamiamo la “pedagogia del cerchio”. Impariamo ad osservarci con amore, senza giudizio, cercando di capire anche le pulsioni conflittuali che emergono dalla nostra capacità di sostare nelle difficoltà e ci educhiamo così a prendere una direzione attraverso il messaggio della spontaneità dell’attimo presente che stiamo vivendo.

Il Mandala ci lascia una vastità di opportunità per percorrere in modo creativo, onesto e consapevole la strada della trasformazione.



Quante volte sentiamo frasi come “devi gestire le tue emozioni”, “devi stare più attento”. Ma come si fa, veramente? C’è davvero qualcuno a scuola, al lavoro, in famiglia, che ci insegna a gestire o a stare concentrati?


Non veramente. È la pratica quotidiana dell’osservazione di come noi sostiamo in questi momenti che ci permette di trovare poi quei meccanismi autotrasformativi di rigenerazione e di conoscenza, soprattutto dei nostri limiti. Nei propri limiti si scorgono poi gli spazi di libertà degli altri, e questo contribuisce a generare un contesto comunicativo e relazionale libero, sicuro ed efficace.


L’idea di fondo del Mandala è una sorta di punto focale all’interno dell’essere umano che sia al tempo stesso fonte di energia. Con la pratica del disegno geometrico, fatto a volte di calcoli anche molto rigorosi e di tratti disegnati in modo consapevole, si può constatare che il nostro modo di guardare e vivere la vita cambia, da una modalità lineare (esclusiva, competitiva, binaria) ad una circolare (inclusiva, cooperativa, accogliente).


È opportuno precisare che l’uso che ne viene fatto in ambito didattico con i bambini e i ragazzi non sempre è corretto e mi preme richiamare quanti si vogliono avvicinare a questo tema, di approfondirne accuratamente il significato prima di proporlo. Il Mandala è una via utile in questo viaggio "dell’eroe" che è la vita di ciascuno di noi. È un viaggio circolare che ci porta dall’io al noi, verso una società inclusiva, generosa e veramente orientata al miglioramento.

Con il Mandala l’inconscio si rivela in forma geometrica, attraverso i simboli, il tratto e il colore. Così iniziando l’esplorazione dei cerchi concentrici che esprimono la tana dentro al quale ci siamo rinchiusi scopriamo che ci liberiamo di volta in volta entrando in spazi nuovi senza perderci.


Il progetto TotemLab è fatto di percorsi circolari che si intrecciano e che educano le persone all’incontro con l’altro. L’invito che faccio pensando a TotemLab è di lasciarsi incuriosire, emozionare e abitare fisicamente, poeticamente ed eticamente dal setting mandalico per scoprire che questo ci guiderà a trovare qualcosa di totalmente nuovo.


Dopo aver a lungo sperimentato su di me l’effetto della pedagogia e della progettazione del cerchio ho iniziato ad insegnarlo in ambito educativo formale e non formale, consultoriale, di evoluzione personale, ricreativo-esplorativo e posso dire che i risultati sono sorprendenti, soprattutto molto visibili.


Credo che ci sia un bisogno individuale e collettivo di incontro con la geometria del cerchio. Sono convinta che è così efficace e ben accetto perché risponde ad un bisogno profondo dell’essere umano di apprendere e manifestarsi in autonomia e nel rispetto di sé e contribuire ad essere parte fondamentale e necessaria della rigenerazione della Comunità Educante.

“Noi siamo tanti piccoli battiti del cuore” Nader Ghazvinizadeh.



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